venerdì 17 luglio 2015

Un grande uomo?

Parliamo dell'autore o del protagonista? Si tratta comunque di due figure notevoli; il primo, in grado di tratteggiare una generazione statunitense attraverso personaggi esemplari. Dai ricchi borghesi dell'interland newyorkese, al giovane idealista che muove i primi passi nel mondo degli affari. Una società descritta attraverso figure quasi virtuali che vivono da una festa all'altra, senza condividere il briciolo di un'emozione con chi le circonda. Su tutti il Fantomatico ospite, dalle origine avvolte nella nebbia che sale dalla baia. Di lui si sa che è ricco, le sue feste sono memorabile e parteciparvi è un onore oltre che un dovere; pochi sanno chi sia, ne conoscono le sembianze. Attraverso la voce di Carraway, il giovane vicino di casa, impariamo a conoscere un uomo che ha cambiato la sua vita. Da figlio di contadini poveri del Nord a uomo d'affari di New York, dal nome anonimo tramutato in Gatsby, certo più fascinoso, dalla ricca solitudine in feste sfarzose alla riconquista del vecchio amore abbandonato in una monotona vita borghese.
L'euforia per l'amore ritrovato si scontra con le gelosie e l'invidia di chi fa del calcolo la ragione di vita: amici e compagni di affari, clienti e invitati sono pronti a squagliarsi come neve al sole. L'occasione è data da una tragedia al termine di una giornata cruciale per i sentimenti e le speranze: saranno queste a crollare al momento delle scelte, quando il cervello comanda sul cuore.
Il grande uomo, venuto dal nulla dopo la grande guerra, naufragato sugli scogli della borghesia americana fatta di ricche solitudini.

 Un vero piacere rileggerlo: i personaggi, le descrizioni con tutti e cinque i sensi, l'ironia, le donne e gli uomini, gli USA del dopoguerra...

3 commenti:

  1. Guarda, dirò delle sciocchezze ma l'ho sempre considerato un precursore di quel movimento che decenni dopo sarà la beat generation. La fuga e il rifiuto delle convenzioni, il disgusto per le norme imposte degli anni '50 così ben rappresentati da Kerouac, Ginsberg, Burroughs ecc... trovano solide radici nel meraviglioso Grande Gatsby che già negli anni '30 rappresentò una feroce critica alla borghesia americana vuota e priva di contenuti.

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  2. Dieri sicuramente di si. Anche il perosrso di Carraway è stupendo: dal fascino iniziale alla disillusione e a una sorta di rispetto per colui che vede, comunque, come un gigante.

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